Experience Without Fragment

2011

“FRAGMENT EXPERIENCE” a cura di Silvio Valpreda:
Fragment experience è un lavoro collettivo sulla memoria e su come essa possa aiutarci ad affrontare il futuro. Non è una novità cercare nel passato indizi e segnali utili a comprendere il cammino ignoto che sta dinanzi a noi: le statuette romane degli avi, presenti anche in molte altre civiltà, oppure gli amuleti dei popoli primitivi sono degli esempi. La società occidentale contemporanea sembra però sbilanciata sul presente, pur essendo più che mai intimorita riguardo al futuro. Dalla seconda metà dello scorso secolo il concetto di passato è stato sostituito con vecchio, superato, obsoleto. La memoria, e la storia stessa, sono state considerate se non concetti vergognosi almeno risibili. Il progresso è stato inteso, straordinariamente bipartisan da destra come da sinistra, come un processo di univoco miglioramento pronto a stracciare ogni fondamenta pregressa. Parole d’ordine come il sole dell’avvenire allo stesso modo di ordine nuovo sono sembrate capaci di incarnare il desiderio diffuso di sostituire tutto ciò che c’era stato prima. Dimenticare, richiudendo gli scheletri negli armadi. Complice di questo sentire è stato, oltre che un periodo di eccezionale sviluppo economico e tecnico seguito alla seconda guerra mondiale, anche una visione istituzionale della Storia intesa come una marcia univoca verso il miglioramento. È sembrato che l’acquisizione di capacità tecniche e soprattutto analitiche da parte dell’uomo prevedere il futuro (in generale positivo) fosse più semplice e sensato che comprendere e trarre insegnamento dal passato. Il cammino della storia, così come il percorso personale delle vite di ciascuno, non sono però percorsi lineari, piuttosto somigliano a labirinti nei quali, attraverso vie diverse, ci si ritrova più volte negli stessi punti. La memoria ha anche un’altro compito: quello di confortarci. Quanto più siamo spaventati e ci sentiamo insicuri del futuro, tanto più rifugiarci nei ricordi è rassicurante. Quando l’orizzonte è annerito da nuvole di temporale screziate da lampi spaventosi, la nostra memoria ci allevia rammentandoci di arcobaleni passati e di come, in un modo o nell’altro, dopo le bufere sia arrivato il sereno. La duplice valenza dei segnali del passato, comprensione del futuro e conforto, sono il tema di questa mostra composta da un’opera collettiva di raccolta e classificazione di reperti, da un lavoro fotografico di Enrico Carpegna e dalle macchine generatrici di poesia dinamica di Daniela Calisi. La raccolta di reperti scelti da persone differenti, artisti e non artisti di ogni età e di diverse nazionalità, avviene in due tempi. Durante la prima parte della mostra, a partire dal 13 maggio, sono esposti, in buste portacampioni sui muri della galleria, frammenti scelti da artisti ed amici della galleria. Nel periodo successivo, ogni visitatore è chiamato ad aggiungere il proprio frammento. Oggetti, brani di testo, materiali, piccole opere d’arte individuati da ciascun partecipante come elementi provenienti dal passato, inteso come storico o privato, indietro secoli o pochissimi istanti, che possono aiutarci ad affrontare il futuro.Non vi è selezione degli oggetti da parte del curatore, ogni scelta è considerata legittima e non sono richieste spiegazioni riguardo la decisione. Ogni frammento rappresenta qualcosa, un sentimento intimo o un riferimento storico, per la persona che lo sceglie. La mostra può essere letta come un bazar metafisico sul futuro, come una classificazione di amuleti o come un’analisi scientifica sulla percezione del passato. La serie di fotografie di Enrico Carpegna hanno trovato naturale collocazione all’interno di Fragment Experience. Si tratta di stampe fotografiche in copia unica realizzate con interventi fortemente manuali in camera oscura su materiali d’epoca. Rappresentano quindi in modo fisico un approccio metabolico dell’artista verso la memoria ed il tentativo poetico di trasformarla in presente salvaguardandola per il futuro. È frutto di una precisa scelta curatoriale il dare spazio a delle opere fotografiche realizzate con procedimento chimico e non digitale all’interno di questa mostra che tocca il tema della memoria. Il principale limite del digitale è infatti quello di non essere in grado di esistere senza uno strumento tecnologico in grado di renderlo fruibile. L’immagine analogica conserva invece la sua carica rappresentativa fino alla distruzione fisica di sé prescindendo da un’eventuale obsolescenza o peggio di apparecchi e macchinari. L’archeologo del futuro potrà recuperare ed interpretare le immagini stampate, ma molto probabilmente non avrà a disposizione un lettore funzionante in grado di aprire un file odierno, così come ad esempio un vecchio super8 oggi è più facilmente fruibile di una cassetta Betamax in realtà più recente ma legata ad uno strumento di riproduzione ormai difficilmente disponibile. I meccanismi poetici di Daniela Calisi sono invece degli automi in materiali di recupero che compongono, usando lingue differenti, variazioni sorprendenti di poesie nelle quali le parole si animano ed interagiscono con lo spettatore. La memoria oltre ad essere materia stessa delle poesie è evocata nei materiali usati da Daniela Calisi e nella loro storia.

Exhibitions:
"Fragment experience" a cura di Silvio Valpreda | Galleria Momus | Torino, maggio | 2011 |
Experience Without Fragment
Experience Without Fragment
Experience Without Fragment @ Galleria Momus - Torino
Experience Without Fragment @ Galleria Momus - Torino
Experience Without Fragment @ Galleria Momus - Torino
Experience Without Fragment @ Galleria Momus - Torino